venerdì 30 novembre 2007

PIANETA DIMENTICATO (radio 1)


Qualcuno parla da tempo del sud del mondo..

Dal martedì
al venerdì
alle 08:37

PIANETA DIMENTICATO" E' LA PROSECUZIONE, O MEGLIO L'ESTENSIONE, DI "PER NON DIMENTICARE L'AFRICA", LA FINESTRA INFORMATIVA APERTA PER SEI MESI DA GIUGNO A DICEMBRE DEL 2004 SUL GR1 DELLE ORE 8 DA G.D'ANNA, ALL'ORA VICE DIRETTORE DI RADIO1 E DEI GIORNALI RADIO.

L'IDEA DI UNA PAGINA QUOTIDIANA RIGUARDANTE ESPRESSAMENTE UN CONTINENTE LACERATO DA MOLTE GUERRE IGNORATE, DA EMERGENZE UMANITARIE E SANITARIE, MA RICCO DI GRANDI RISORSE E POTENZIALITA', SCATURI' DALLA SEMPLICE CONSTATAZIONE DI COME ANDASSERO PERDUTE LE DECINE DI NOTIZIE RIGUARDANTI L'AFRICA, FORNITE OGNI GIORNO DALLE AGENZIE ITALIANE E ESTERE.

UN FLUSSO CONTINUO DI NOTIZIE INUTILIZZATE E NON APPROFONDITE. UN RUBINETTO APERTO CHE FA PERDERE L'ACQUA DI PREZIOSE SORGENTI DEL SAPERE: FLASH DI UNA UMANITA' SENZA VOCE CHE LAVORA, CONSUMA, MUORE, GIOISCE O EMIGRA IN MASSA.

COME PER "NON DIMENTICARE L'AFRICA", MA CON L'ACCRESCIUTO RUOLO DI PROGRAMMA DI APPROFONDIMENTO ,ANCHE ''PIANETA DIMENTICATO'' E' INTERAMENTE INCENTRATO SUI REPORTAGE,LE INTERVISTE E LE TRESTIMONIANZE RIGUARDANTI NON SOLO I CONFLITTI CHE CI SI OSTINA A NON VEDERE E CHE RENDONO DISUMANA L'ESISTENZA DI MILIARDI DI PERSONE, MA PUNTA LO ZOOM INFORMATIVO ANCHE SULLE ENORMI POTENZIALITA' DI INTERI CONTINENTI COME L'AFRICA E IL SUD AMERICA PER LO PIU' IGNORATI E ABBANDONATI A SE STESSI.

L'OBIETTIVO , MOLTO PIU' IMPEGNATIVO,E' QUELLO DI FARE ACCENDERE I RIFLETTORI SU TUTTI QUEI PAESI NEI QUALI FRA IL DISINTERESSE DEI MEDIA SI STA IN PARTE CONSUMANDO IL FUTURO DELL'INTERO PIANETA.

COSI' DA TRE ANNI CON '' PIANETA DIMENTICATO'' RADIO1 MANTIENE COSTANTEMENTE APERTA UNA FINESTRA SU REALTÀ CHE HANNO IL LORO SPESSORE POLITICO ED ECONOMICO E UNA DIGNITÀ UMANA E CULTURALE CHE MERITA DI ESSERE RICONOSCIUTA,DI USCIRE ALL'ANONIMATO CUI LE RELEGA UNA SUPERFICIALE,PER NON DIRE EGOISTICA, CONCEZIONE EUROCENTRICA .

VINCITORE,COME IDEATORE E CURATORE DI "PIANETA DIMENTICATO" , DEL PREMIO NAZIONALE SAINT VINCENT DI GIORNALISMO GIANFRANCO D'ANNA - CHE ATTUALMENTE RICOPRE L'INCARICO DI VICE DIRETTORE DI GR RAI PARLAMENTO - SOTTOLINEA IN PARTICOLARE CHE ''L' AFRICA NON E' UN MONDO A PARTE E NON HA AFFATTO UN DESTINO IMMUTABILE. TUTT'ALTRO .COME GLI ALTRI CONTINENTI E' PARTE INTEGRANTE DELLA STORIA MONDIALE E NE CONDIVIDE ( MA PIU' SPESSO NE SUBISCE) SFRUTTAMENTO E VIOLENZE,SPERANZE E CONTRADDIZIONI.

SPERANZE CHE PER TRASFORMARSI IN CONCRETE INIZIATIVE DEVONO ESSERE SEMPLICEMENTE DIVULGATE E PORTATE A CONOSCENZA DELL'OPINIONE PUBBLICA".

sito pianeta dimenticato

tracy chapman







Tracy Chapman (nata il 30 marzo 1964 a Cleveland, Ohio) è una cantautrice afro-americana.

Nota per brani di grande spessore artistico come Fast Car, Give Me One Reason e Talkin' About the Revolution, Tracy Chapman viene riconosciuta dal pubblico e dalla critica come una delle più intense e raffinate cantautrici afroamericane viventi, grazie anche alla sua voce profonda e splendidamente modulata.

Tracy Chapman ha incominciato come artista di strada e cantando nei bar. Ha imparato a suonare la chitarra sin da piccola. Finiti gli studi di antropologia e cultura afroamericana alla Tufts University di Medford in Massachusetts anche grazie tramite alcune borse di studio riservate agli studenti neri meno abbienti, è stata subito notata da Brian Koppelman, figlio del produttore Charles Koppelman, che le ha permesso di pubblicare il suo primo disco nel 1988, intitolato semplicemente Tracy Chapman. Non passò molto tempo prima che la critica e il mondo musicale si accorgesse del suo talento: il primo album fuse appieno i ritmi afro, folk e rock miscelati con testi molto toccanti e storie di povertà e marginalità delle periferie americane: per tematiche e sonorità è spesso è paragonata a Joni Mitchell.
Il successo mondiale avvenne negli anni ottanta per la partecipazione ad attività benefiche come il famoso tour Human Rights Now! organizzato da Amnesty International, cantando a fianco di altri celebri cantanti in giro per il mondo.
Inoltre ha partecipato a concerti in onore del settantesimo compleanno di Nelson Mandela o al concerto-tributo a Bob Marley nel 2000.

I giornalisti del settore musicale l'hanno sempre definita come una persona chiusa, introversa, a volte burbera: incapace di adattarsi alle regole della musica commerciale di massa, spesso portando allo scontro verbale l'intervistatore. Questo atteggiamento e le grandi aspettative rispetto all'album d'esordio hanno probabilmente smorzato le vendite dei suoi successivi lavori nella grande distribuzione musicale, ma ha comunque permesso di avere una certa schiera di appassionati e critici musicali che la definiscono una delle migliori cantautrici afroamericane in circolazione.

Ha vinto altri premi e riconoscimenti per molti altri successivi album senza grandi stravolgimenti nello stile e nei racconti descritti: in tutti i suoi lavori scaturisce un vivido quadro di povertà (economica o morale) della società americana nei confronti del popolo afro.

Biography

Born in Cleveland, Ohio, Tracy Chapman began playing guitar and writing songs at the age of eleven. She was accepted into A Better Chance, the national resource for identifying, recruiting and developing leaders among academically gifted students of color, which enabled her to attend Wooster School in Connecticut, and was eventually accepted to Tufts University in Medford, Massachusetts.

In May 2004, Tufts honored her with an honorary degree of Doctor of Fine Arts, for her contributions as a socially conscious and artistically accomplished musician.

Chapman often performs at and attends AIDS charity events such as amfAR and AIDS/LifeCycle.

Although Chapman has never spoken publicly about her sexuality, Pulitzer Prize-winning author Alice Walker discussed her love affair with Chapman in an interview with The Guardian on December 15th 2006. She explained why they did not go public with their relationship at the time (the mid 1990s), and said "[the relationship] was delicious and lovely and wonderful and I totally enjoyed it and I was completely in love with her, but it was not anybody's business but ours."[1]

Career

During college, Chapman began street-performing and playing guitar in coffeehouses in Cambridge, Massachusetts. After waiting to graduate college, she signed to Elektra Records, releasing Tracy Chapman (1988). The album was critically acclaimed, and she began touring and building a fanbase. Soon after she performed it at the televised Nelson Mandela 70th Birthday Tribute concert in June 1988, Chapman's "Fast Car" began its rise on the US charts, eventually becoming a Top 10 pop hit on the Billboard Hot 100. "Talkin' About A Revolution," the follow-up, charted at #75, and was followed by "Baby Can I Hold You," which peaked at #48 The album sold well, going multi-platinum and winning three Grammy Awards, including an honour for Chapman as Best New Artist. Later in 1988, Chapman was a featured performer on the worldwide Amnesty International Human Rights Now! Tour. According to the VH1 website, "her album helped usher in the era of political correctness -- along with 10,000 Maniacs and R.E.M., Chapman's liberal politics proved enormously influential on American college campuses in the late '80s".[2]

Her follow-up album Crossroads (1989) was less commercially successful. By 1992's Matters of the Heart, Chapman was playing to a small and devoted audience. However, Chapman's fourth 1995 album New Beginning proved successful, selling over 3 million copies just in the U.S. This album included the hit single "Give Me One Reason" which won the 1997 Grammy for Best Rock Song and became Chapman's most successful single to date. The following album was 2000's Telling Stories, which featured more of a rock sound than folk. Its hit single "Telling Stories" received heavy airplay on European radio stations, and on Adult Alternative and Hot AC stations in the United States. Her sixth album was Let It Rain (2002), in support of which she toured in Europe and the US in 2003.

Where You Live, Chapman's seventh studio album, was released in September 2005. A brief supporting tour took place in major cities across the US in October and continued throughout Europe over the remainder of the year. The "Where You Live" tour was extended into 2006, the 28 date European tour featured summer concerts in Germany, Italy, France, Sweden, Finland, Norway, U.K, Russia and more. In addition, on 5 June 2006, Chapman performed at the 5th Gala of Jazz in Lincoln Center, New York.

Tracy Chapman performed in a session titled "Tales Of Passion" at the 2007 TED (short for Technology Entertainment Design) conference in Monterey, California.

mercoledì 28 novembre 2007

Vinicio Capossela



Vinicio Capossela (Hannover, 14 dicembre 1965) è un cantautore italiano.

Nato in Germania, da genitori di origine avellinese (il padre di Calitri, la madre di Andretta) torna poco dopo in Italia con la famiglia. Cresce artisticamente nei circuiti underground dell'Emilia-Romagna, fino ad essere notato e lanciato da uno dei massimi esponenti contemporanei della musica d'autore, Francesco Guccini. Vive da quasi 20 anni a Milano. Il nuovo millennio lo avvicina molto alla sua terra d'origine, l'Irpinia, e questo amore reciproco con la gente del luogo si concretizza con la cittadinanza onoraria concessagli dal comune di Calitri per onorare la sua grande genialità e creatività.

Debitore nella sua visionarietà poetica verso gran parte della letteratura del Novecento, Capossela ha scritto anche un libro, Non si muore tutte le mattine, uscito nel marzo 2004.

CARRIERA

Il suo album d'esordio, All'una e trentacinque circa, risale al 1990. Ad esso è seguito poi Modì, che prende il nome dalla canzone omonima dedicata al pittore Amedeo Modigliani ed è una ballata lenta e commovente in cui si racconta la storia d'amore tra lo stesso pittore livornese e Jeanne Hébuterne, vicenda che viene osservata dal punto di vista soggettivo della donna. Tra gli altri brani dell'album figura ... e allora mambo, che fa parte della colonna sonora dell'omonimo film con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu.

Anche l'album successivo, Camera a sud, si lega al cinema in maniera ancora più forte del precedente, sia per Che cos'è l'amor - tra i brani del primo film con Aldo Giovanni e Giacomo e Marina Massironi, Tre uomini e una gamba - sia per Zampanò, ispirato al film La strada di Federico Fellini.

Nel 1996 esce Il ballo di San Vito, l'album della svolta, definito dallo stesso Vinicio non un disco, ma una vicenda. È tuttavia, con canzoni come Accolita dei rancorosi - liberamente tratto dal libro La confraternita del Chianti di John Fante - con L'affondamento del Cinastic (che narra il fallimentare esperimento del caffè letterario Chinasky di San Giuliano Milanese) e con Corvo torvo, probabilmente ispirato al Racconto dell'economo, dai celeberrimi I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, che questo album rivela una palese contaminazione letteraria. In particolare è evidente l'enorme influenza del cantautore americano Tom Waits, influenza già presente nei dischi precedenti e che continuerà a contrassegnare fortemente Capossela, in studio e dal vivo.

Dal repertorio di Capossela sono da segnalare La pioggia di novembre, ripresa da Lucia Vasini, e Tanco del Murazzo, modificato da Paolo Rossi in Tango dei furiosi (parte del repertorio della trasmissione televisiva Il laureato). Ma anche Liveinvolvo, con la partecipazione della Kočani Orkestar, e, del 2000, Canzoni a manovella, in cui degne di rilievo sono la canzone d'apertura, Bardamu, dedicata a Celine, Decervallamento, anch'essa presente, seppur con qualche modifica, nella trasmissione Il laureato, Contratto per Karelias, un brano rebetiko tradotto dall'originale greco di Markos Vamvakaris dal nome Φραγκοσυριανή, Con una rosa, rielaborazione del racconto L'usignolo e la rosa di Oscar Wilde.

L'album Canzoni a manovella viene premiato dal Club Tenco con la Targa Tenco per migliore album, a pari merito con Amore nel pomeriggio di Francesco De Gregori.

Nel 2003 Capossela ha pubblicato la raccolta L'indispensabile, con una cover di Si è spento il sole di Adriano Celentano.

Nel 2006 pubblica l'album Ovunque proteggi: il chitarrista è ancora Marc Ribot, collaboratore abituale di Tom Waits, già apparso alla chitarra negli album Il ballo di San Vito e Canzoni a manovella oltre che nell'inedito "Scatà Scatà (scatafascio)" presente in Liveinvolvo. Nell'album Ovunque proteggi compare un brano intitolato S.S. dei naufragati che trae ispirazione dalla Rhyme of the ancient mariner di Samuel Taylor Coleridge, a cui si aggiungono elementi di religiosità popolare dell'Italia del sud. Sono stati realizzati come singoli radiofonici i brani "Ovunque Proteggi", "Brucia Troia", "Medusa Cha Cha Cha" e "Dalla Parte di Spessotto" (composto con musicisti di Calitri, gli stessi che suonarono al matrimonio dei suoi genitori e che lui simpaticamente ha ribatezzato "la banda della posta").

Sempre nel 2006, a novembre, esce il cd/dvd Nel niente sotto il sole - Grand tour 2006 riguardante il tour del 2006

martedì 27 novembre 2007

Sebastião Salgado



Sebastião Salgado (Aimorés, Minas Gerais, 8 febbraio 1944) è un fotografo brasiliano, attualmente vive a Parigi.

Vita e opere

Dopo una formazione universitaria di economista e statistico decide, in seguito ad una missione in Africa, di diventare fotografo. Nel 1973 realizza un reportage sulla siccità del Sahel, seguito da uno sulle condizioni di vita dei lavoratori immigrati in Europa. Nel 1974 entra nell'agenzia Sygma e documenta la rivoluzione in Portogallo e la guerra coloniale in Angola e in Mozambico. Nel 1975 entra a far parte dell'agenzia Gamma ed in seguito, nel 1979, della celebre cooperativa di fotografi Magnum Photos. Nel 1994 lascia la Magnum per creare, insieme a Lelia Wanick Salgado, Amazonas Images, una struttura autonoma completamente dedicata al suo lavoro. Salgado si occupa soprattutto di reportage di impianto umanitario e sociale, consacrando mesi, se non addirittura anni, a sviluppare e approfondire tematiche di ampio respiro.

A titolo di esempio, possiamo citare i lunghi viaggi che, per sei anni, lo portano in America Latina per documentarsi sulla vita delle campagne. Questo lavoro ha dato vita al libro Other Americas.

Durante i sei anni successivi Salgado concepisce e realizza un progetto sul lavoro nei settori di base della produzione. Il risultato è La mano dell’uomo, una pubblicazione monumentale di 400 pagine, uscita nel 1993, tradotta in sette lingue e accompagnata da una mostra presentata finora in oltre sessanta musei e luoghi espositivi di tutto il mondo.

Dal 1993 al 1999 Salgado lavora sul tema delle migrazioni umane. I suoi reportages sono pubblicati, con regolarità, da molte riviste internazionali. Oggi, questo lavoro è presentato nei volumi In Cammino e Ritratti di bambini in cammino, due opere che accompagnano la mostra omonima edite in Italia da Contrasto.

Stile

Con studi di economia alle spalle, Salgado approda tardi nel mondo della fotografia, occupandovi subito una posizione di primo rango. Le sue opere si ispirano a quelle dei maestri europei, filtrate però dall’eredità culturale sudamericana. Esse attirano l’attenzione su tematiche scottanti, come i diritti dei lavoratori, la povertà e gli effetti distruttivi dell’economia di mercato nei Paesi in via di sviluppo. Una delle sue raccolte più famosa è ambientata nella miniera d’oro della Serra Pelada, in Brasile, e documenta un abuso dei diritti umani senza precedenti dai tempi delle grandi piramidi egiziane. Migliaia di persone sono ritratte mentre si arrampicano fuori da un’enorme cava su primitive scale a pioli, costretti a caricare sacchi di fango che potrebbero contenere tracce d’oro.

Salgado scatta nel modo tradizionale, usando pellicola fotografica in bianco e nero e una fotocamera standard da 35mm.: strumenti portatili e poco ingombranti. È nota la sua preferenza per le macchine Leica, in virtù della qualità delle loro lenti: le immagini di Salgado possono essere riprodotte in grandi formati senza perdere impatto né nitidezza dei dettagli. Particolarmente attento alla resa dei toni della stampa finale, Salgado applica uno sbiancante con un pennello per ridurre le ombre troppo intense.

domenica 25 novembre 2007

la danza - Matisse

sabato 24 novembre 2007

Per chi non segue la vita dello stormo...


Il gabbiano Jonathan Livingston non è un gabbiano come tutti gli altri. E’ un gabbiano che scopre la bellezza di librarsi nel cielo, che cerca la perfezione nel volo perché crede che il volo stesso abbia una sua insita bellezza. Non vuole più seguire la massa, rifiuta la vita dello stormo, non vuole volare solo alla ricerca di cibo, ma aspira ad un ideale diverso, ad un ideale di libertà, di spazi e cieli azzurri, di calore e luce, di soffio di vento e mare spumeggiante. Dal racconto emerge il desiderio di lottare e di distinguersi, di ottenere quello in cui crede anche a costo di non essere compreso dalla propria famiglia e dai propri simili, di essere etichettato come scomodo e ribelle. Diventa così il simbolo di chi ha il coraggio di seguire la propria legge interiore e non si lascia influenzare dai pregiudizi degli altri. E’ una metafora che riflette la condizione umana troppo spesso costretta in schemi e ruoli ingessati che non lascia spazio alla fantasia, alle aspirazioni e ai sogni.

venerdì 23 novembre 2007

Danza

La danza, una delle tre arti sceniche principali nell'antichità insieme al teatro e alla musica, si esprime nel movimento del corpo umano secondo una partitura prestabilita (coreografia) o improvvisata (nella danza libera). Spesso accompagnata da musiche o composizioni sonore, la danza nel linguaggio e nella tradizione della danza popolare può essere chiamata anche ballo.

La danza è la prima espressione artistica del genere umano perché ha come strumento il corpo. Essa è stata (ed è) parte dei rituali, preghiera, momento di aggregazione della collettività nelle feste popolari e anche occasione di aggregazione tra persone (un esempio attuale ne è la danza nelle discoteche). In ogni caso, nel corso dei secoli questa arte è sempre stata lo specchio della società, del pensiero e dei comportamenti umani.

La bachata

La bachata è nata a Santo Domingo nei primi anni del ventesimo secolo (1900-1930), fra la povera gente e negli ambienti della prostituzione, come danze liberatrici e per spezzare i ritmi duri della vita fatta di miseria e duro lavoro. Anche i testi della bachata riflettevano storie vere, storie vissute tra le baracche dei quartieri poveri, molti raccontavano storie a contenuto amoroso e sessuale. La musica veniva accompagnata da maracas e chitarra a tre corde, o di fisarmonica e guiro. La bachata era anche usata come serenata.

La particolare movenza della bachata appariva oscene e volgari: i corpi dell'uomo e della donna rimanevano infatti molto stretti ed in contatto continuo per tutta la durata del brano, tranne rarissime eccezioni. In tale posizione, la coppia si muoveva dondolando, marcando il quarto battito di ogni battuta musicale con equivoci colpi d'anca. Nella bachata delle origini non esistevano tante figure: si doveva stare abbracciati, perchè proprio quello voleva il ballo. Per questo motivo, la danza era invisa alla borghesia, ed era osteggiata dalle autorità. Per diversi decenni, la bachata, snobbata dalle classi dominanti e medio-alte, è riuscita a sopravvivere nelle usanze del popolo basso, che comunque vi percepiva una naturale facilità/possibilità di identificazione. Il ritmo romantico di tale musica e le connesse figure di danza conquistavano inevitabilmente le persone abituate a vivere di stenti e di speranze. L'amore, forse, serve più ai poveri che ai ricchi, non fosse altro che per la sua capacità di lenire i dolori.

La bachata non sarebbe diventata famosa se non fosse stata scoperta e rilanciata da grandi musicisti ed interpreti. La storia, nel bene e nel male, è fatta sempre da quelli che contano. Juan Luis Guerra intuì la dolcezza di questo genere musicale e gli dedicò un album: Bachata Rosa. Attraverso la sua mirabile maestria applicata a melodie delicatissime, il mondo ha scoperto la bachata. In verità, a partire dagli anni 80, i media dominicani avevano riportato alla luce, in una cornice di positiva rivalutazione, questa tradizione popolare che veniva da lontano. Tanto che molti cantanti e gruppi dominicani se ne fecero interpreti nelle loro tournèe inter-regionali (Rodriguez, Segura, Vargas, Santos, Rosendo, Bueno). Ma musica e danza restavano un fenomeno interno. Fù J. L. Guerra ad introdurre la bachata nei circuiti internazionali.

mercoledì 21 novembre 2007

Ad esempio a me piace il sud (Rino Gaetano)

.

Ad esempio a me piace la strada

col verde bruciato, magari sul tardi

macchie più scure senza rugiada

coi fichi d’India e le spine dei cardi

Ad esempio a me piace vedere

la donna nel nero del lutto di sempre

sulla sua soglia tutte le sere

che aspetta il marito che torna dai campi


Ma come fare non so

Si devo dirlo ma a chi

se mai qualcuno capirà

sarà senz’altro un altro come me


Ad esempio a me piace rubare

le pere mature sui rami se ho fame

ma quando bevo sono pronto a pagare

l’acqua, che in quella terra e’ più del pane

Camminare con quel contadino

che forse fa la stessa mia strada

parlare dell’uva, parlare del vino

che ancora e’ un lusso per lui che lo fa


Ma come fare non so

Sì devo dirlo ma a chi

se mai qualcuno capirà

sarà senz’altro un altro come me


Ad esempio a me piace per gioco

tirar dei calci ad una zolla di terra

passarla a dei bimbi che intorno al fuoco

cantano giocano e fanno la guerra

Poi mi piace scoprire lontano

il mare se il cielo e’ all’imbrunire

seguire la luce di alcune lampare

e raggiunta la spiaggia mi piace dormire


Ma come fare non so

Si devo dirlo ma a chi

se mai qualcuno capirà

sarà senz’altro un altro come me

lunedì 19 novembre 2007

>> La lancia della lingua vince le lance di una truppa di guerriglieri.

La parola ha una potenza tale che può uccidere più di un arma.
(Hutu-Rwanda)


Guatemala/ il poeta desaparecido

Non restano tracce nemmeno nei registri del Salvador.
guatemala/ il poeta roberto obregon
( Per apparire apparve
ma in una lista di scomparsi )

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LAS INSCRIPCIONES (Le iscrizioni)
Il segnale dell'aurora
lo portavano nel loro cuore
Popol Vuh II,Cap.VI

La señal de la aurora
la traían en su corazón
POPOL VUH II, CAP. VI

1
Non possiamo accendere i falo'
Bagnato e' il bosco
putrefatti sono i tronchi
Non possiamo spezzare le zanne del freddo
Strappare
e ricuperare le nostre ossa intorpidite
Nell'umidita' dell'acqua
ci tocco' accendere il fuoco
Nell'oscurita' della notte
noi siamo la regione piu' spessa
Al buio ci riuniamo sotto la gelata
E parliamo del nostro dafare
Di come, li, i morti continuano
giocando un gran ruolo nella guerra
come si scelgono tra tutti
chi portera' sulla spalla il maggior peso
nei momenti
di acuto pericolo
Si avvicinino quelli del fuoco
gli innamorati della vita
ci riscalderemo con questi nostri cuori
divenuti legna sotto questo rudo temporale
Ma contenti.

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No podemos encender la hoguera
Mojado está el bosque
podridos están los troncos
No podemos quebrar los colmillos del frío
Arrancar
Y recobrar nuestros huesos entumecidos
En la humedad del agua
nos ha tocado prender la hoguera
En la oscuridad de la noche
nosotros somos la región más espesa
A oscuras sesionamos bajo la helada
Y conferenciamos sobre nuestro qué hacer
De cómo allí los muertos continúan
jugando un gran papel en la guerra
De qué manera se escogen entre todos
Quiénes llevarán a la espalda el mayor peso
en los ratos
de agudo peligro
Acérquense los del fuego
los enamorados de la vida
Nos calentaremos con estos nuestros corazones
Hechos leña bajo este rudo temporal
Pero contentos

domenica 18 novembre 2007



Kenneth Loach (nato a Nuneaton, Warwickshire, Regno Unito, il 17 giugno 1936), meglio noto come Ken Loach, è un regista cinematografico britannico.

Figlio di operai, ha dedicato tutta la sua opera cinematografica alla descrizione delle condizioni di vita della classe operaia.

Con Garnett, Loach realizzò 10 episodi di The Wednesday Play, che in quegli anni rivoluzionarono il genere del dramma televisivo britannico creando il genere del docu-drama, che utilizzava tecniche documentaristiche per raccontare storie di fantasia, con l'obiettivo di creare consapevolezza politica negli appartenenti alla classe operaia e al ceto medio. Questo spirito ha poi caratterizzato tutta la sua ampia produzione successiva.

I suoi primi film per il cinema furono realizzati negli anni '60. Gli anni '70 e '80 non sono stati caratterizzati per Loach da grandi successi. Negli anni '90, però, il regista britannico è tornato in auge, ed ha realizzato alcuni film di successo, apprezzatissimi dalla critica (tra questi "Tierra y libertad" del 1995), e per tre volte è stato premiato al Festival di Cannes. Nel 1994 gli viene assegnato il Leone d'Oro alla carriera al Festival di Venezia.

Nel dicembre 2003 l'Università di Birmingham gli ha conferito una laurea honoris causa in Lettere.

Il 28 maggio 2006 la giuria del Festival di Cannes conferisce la Palma d'oro al suo film Il vento che accarezza l'erba. L'8 settembre 2007 Paul Laverty riceve l'Osella alla migliore sceneggiatura per In questo mondo libero... alla Mostra del cinema di Venezia.

Facce da tv

venerdì 16 novembre 2007

Spegnamo la tv...e impariamo a far altro..

Dobbiamo imparare a spegnere la tv, dobbiamo imparare a fare altro, a non essere pigri. Siamo l'unico animale al mondo che sta ore a guardare fisso uno schermo, e passiamo anni della nostra vita così. Potremmo fare tante altre cose, leggere un bel libro, ascoltare musica, incontrare amici , scrivere..o meglio stare soli e pensare a noi, a fantasticare, a sognare. La tv è solo figlia della nostra pigrizia, di non saper come impiegare il nostro tempo. Alcune persone si credono importanti solo perchè possono parlare da dentro quella scatola, pensate a quanti personaggi non esisterebbero, quante facce scomparirebbero dalla nostra esistenza..facce davvero inutili per noi. Loro che parlano e noi li ad ascoltare quello che dicono senza poter intervenire, senza poter dire. "senti amico..cerca di stare zitto che le tue parole sono sempre uguali, che i tuoi discorsi sono mascherati da altri fini, che ciò che dici è utile solo ai tuoi interessi". La tv ci riempie la testa di negatività, di delitti, di politica , di crisi economiche ecc. Dobbiamo informarci, ma ci sono tanti mezzi oggi per acquisire informazioni, informazioni meno confezionate, meno interessate a farci stare attaccati ad uno schermo così da acquisire soldi dalla pubblicità. La tv ,per riempire i loro palinsesti, ci parla sempre delle stesse cose negative e ci crea solo paure inutili.
Stiamo li a sentire sempre le stesse persone e farli sentire dei re, a dare sazio alla loro vanità. Facciamo altro...impariamo a capire che la tv ci fa solo perdere del tempo prezioso, la tv ruba solo il nostro tempo. Se proprio non sapete che fare..prendete quel tempo per imparare , per pensare, per amare, per conoscere, per ballare, per sognare. Odiate chi parla a senso unico, in un incontro, in una discussione, entrambe le parti hanno possibilità di crescere, la tv ci sta abituando ad ascoltare passivamente, e questo non è proprio un interazione democratica. Impariamo a discutere, impariamo ad incontrarci, impariamo a spegnere la tv e ad accendere il nostro cervello.

I 18 principi del XIV Dalai Lama

1) Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.

2) Quando perdi, non perdere la lezione.

3) Segui sempre le 3 "R": Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni.

4) Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.

5) Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.

6) Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.

7) Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.

8) Trascorri un po' di tempo da solo ogni giorno.

9) Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.

10) Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.

11) Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.

12) Un'atmosfera amorevole nella tua casa dev'essere il fondamento della tua vita.

13) Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.

14) Condividi la tua conoscenza. E' un modo di raggiungere l'immortalità.

15) Sii gentile con la Terra.

16) Almeno una volta l'anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima.

17) Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l'uno dell'altro.

18) Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.

giovedì 15 novembre 2007

leggende del sud - La leggenda di Colapesce

Molti scrittori dell'antichità parlano di un pescatore dalle qualità fisiche eccezionali, un tal Cola o Nicola nato e vissuto a Messina e figlio di un pescatore di Punta Faro. Cola era un ragazzo simile agli altri, solo che aveva moltissima passione per il mare: infatti stava giornate intere a contemplarlo.

Egli aveva un infinito rispetto per i pesci e tutti quelli che il padre riusciva a prendere lui li ributtava in acqua in modo che vivessero. Sua madre era disperata, così un giorno, per rabbia, gli lanciò una maledizione. "Possa diventare anche tu un pesce"; così fu, gli spuntarono le pinne, le branchie, e le squame.

Divenne un pesce anche di nome, fu chiamato Colapesce e cominciò a vivere sempre più in mare e sempre meno in terra. Si gettava in mare dalla punta di Messina sprofondando giù e tirando, per divertimento, le code alle murene, cavalcava i delfini e quando, dopo alcuni giorni, tornava in superficie, raccontava tutte le meraviglie che aveva visto nelle profondità marine. Molti navigatori lo incontravano lungo le loro rotte e lui indicava il percorso più conveniente per evitare la rema e le burrasche.

Colapesce era bravo corriere, infatti gli affidavano messaggi da portare in varie località; era capace di nuotare per oltre 100 chilometri e il capitano della città di Messina lo nominò palombaro.

Colapesce, che in realtà era un bel giovane, divenne così famoso che lo volle conoscere persino il re di Sicilia, il quale venne a Messina per sperimentare l'abilità di Colapesce. Fatto venire il giovane, il re con la sua nave, si portò nello stretto e lanciò in mare una coppa d'oro chiedendo a Colapesce di andare a prenderla. Quando egli risalì descrisse al re il paesaggio marino, i pesci e le piante che aveva visto.

Il re, ancora più incuriosito, gettò la sua corona in mare in un punto più lontano: Cola si tuffò e cercò per due giorni e due notti; per due volte passò sotto la Sicilia fino a quando ritrovò la corona ed emerse dal mare. Il re gli chiese cosa avesse visto e lui rispose che aveva visto la Sicilia poggiare su tre colonne: una era rotta ma resistente, la seconda era solida come granito, la terza era corrosa e scricchiolante: gli disse anche che aveva visto un fuoco magico che non si spegneva.

Il re desiderava avere maggiori informazioni: buttò nell'acqua un anello e invitò Colapesce ad andarlo a ripescare e riferirgli cosa avesse visto. Il giovane era stanco e titubava ma il re insisteva e Colapesce non se la sentiva di dire di no.

Decise di obbedire e disse che se si fossero visti risalire a galla un pugno di lenticchie e l' anello di certo non sarebbe più risalito. Così si tuffò lasciando tutti in ansiosa attesa; dopo diversi giorni, quando il re stava decidendo di andar via, si videro galleggiare le lenticchie insieme all'anello che bruciava.

Il re capì che il fuoco esisteva veramente nel mare e si rese conto che Colapesce non sarebbe risalito mai più: era rimasto a sostenere la colonna corrosa.

Finalmente..

Nov 15th, 2007

Si.. finalmente…tra due anni, ovvero dal primo gennaio 2010, i sacchetti di plastica diverrano solo ricordi… Shopper bio degradabili… e molte cose cambieranno..
I sacchetti di plastica abbandonati ovunque… strappati dal tempo e dissotterrati nel tempo .. presenti.. presenti..coloratissimi, con scritte pubblicitarie…
Spiaggie ridotte in condizioni da richiedere interventi delle Associazioni ….
Tutto questo cambierà.
Il Mater-Bi….tecnologie innovative. Mais..i coltivatori Umbri, nella Provincia di Terni, impegnati nella fornitura del Mais.. e proprio a Terni la bioraffineria sta producendo migliaia di tonnellate di granuli che si trasformano in shopper….
Questo cambiamento dovra’ comportare un nuovo stile di vita… uno stile di vita in cui, sicuramente, ci sentiremo meglio…

PENA MORTE: ONU APPROVA MORATORIA

NEW YORK, - La moratoria universale delle esecuzioni è arrivata al traguardo. L'ultimo miglio è stato al cardiopalma, ma il messaggio mandato dalle Nazioni Unite che hanno approvato oggi a vasta maggioranza la risoluzione sulla pena di morte è stato forte è chiaro: fermate il boia. La Terza Commissione dell'Assemblea Generale, quella che si occupa dei diritti umani, ha applaudito con calore dopo che il testo concordato da 87 sponsor ha ricevuto ben 99 voti a favore. 52 paesi hanno votato contro e 33 si sono astenuti al termine di un dibattito emozionante e teso, ricco di colpi di scena ma anche di soddisfazioni per la diplomazia italiana che è riuscita a tenere unita l'Europa e a costruire un vasto consenso internazionale in cinque continenti.

mercoledì 14 novembre 2007

POESIE AFRICANE

Ndjock Ngana - Poeta camerunense che vive a Roma,
autore della raccolta di poesie Nhindo nero.

VIVERE UNA SOLA VITA

in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo
è prigione.
Conoscere una sola lingua
un solo lavoro
un solo costume
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione.

mercoledì 7 novembre 2007

Give Peace A Chance - John Lennon

"C'era una volta.." un programma da non perdere...

Dal 7 novembre 2007 la nuova edizione

L'Occidente, cioè noi, conta poco più del dieci per cento dell'umanità se si comprende in esso anche il Giappone che dal secondo dopoguerra ne è divenuto testa di ponte in Asia. Nonostante sia minoranza, ha governato finora il pianeta forte della sua economia, delle sue istituzioni e di una pretesa sua missione civilizzatrice.

Mai come oggi però la sua immagine ed il suo ruolo sono in crisi. Il resto del mondo ci guarda alle volte con odio, spesso con timore, al massimo con invidia accusandoci di prepotenza ed ipocrisia. Ed anche fra molte elites occidentali cresce la sensazione di esser venuti meno ai valori e alle bandiere che tanto abbiamo sbandierato.

Molte delle critiche al nostro mondo sono certamente interessate, questo è vero, ma la percezione che qualcosa di importante sia realmente in crisi, giustificando la crescente crisi di immagine e credibilità di noi occidentali tra le popolazioni e le culture del resto del mondo, sostiene ed alimenta il nuovo ciclo di C'era una volta. Perché non ci amano più?

lunedì 5 novembre 2007

Nasce NIMEDIA.IT

Il nuovo sito multimediale di Nigrizia
05/11/2007

Nasce NIMEDIA.IT


Nigrizia lancia in rete Nimedia.it, sito multimediale per contenuti audio-video e una web-radio tutta africana.


I volti, le voci, le luci e i colori dell’Africa e del Sud del mondo raccolti in un sito: www.nimedia.it, il nuovo web-site multimediale del mensile Nigrizia, in rete dal 5 novembre. Un contenitore da vedere e da ascoltare in cui saranno raccolte testimonianze, interviste in voce e immagini, collegate ai testi di approfondimento di Nigrizia.it.

E’ uno spazio nel quale ascoltare le interviste in voce, vedere i filmati e acquistare video, musica, libri e, in generale, tutto il materiale prodotto da Nigrizia e Nigrizia Multimedia.
Il sito, inoltre, ospiterà nei primi mesi del 2008 una web-radio, la prima in Italia interamente dedicata all’Africa, il cui settore informativo farà capo alla redazione giornalistica di Nigrizia. Gli utenti potranno, così, ascoltare via web la radio 24 ore su 24 e intervenire direttamente in alcuni programmi radiofonici, mentre le radio avranno la possibilità di scegliere e acquistare i programmi di loro interesse.

Nimedia.it ospita anche un “online store”, un negozio virtuale per l’acquisto di video, musica, libri e, in generale, di tutto il materiale prodotto da Nigrizia e Nigrizia Multimedia.
La rivoluzione nella comunicazione comboniana avrà, infine, il suo apice nell’avvio - previsto nei primi mesi del 2008 - di una web-radio tutta africana, il cui settore informativo farà capo alla redazione giornalistica di Nigrizia.

"In un mondo sempre più gestito come ‘villaggio planetario’ - scrive padre Giuseppe Cavallini, Coordinatore del Centro Comboni Multimedia e Direttore del Museo Africano di Verona - Nigrizia multimedia è la risposta dei Missionari comboniani in Italia, alle sfide inedite poste oggi dai grandi media che monopolizzano il mercato dell’informazione. Si pone pertanto, senza presunzione alcuna, come fonte di informazione alternativa agli apparati mediatici che promuovono interessi economici e politici di parte e non si preoccupano di offrire all’opinione pubblica una informazione che sia anche formazione critica. Nigrizia multimedia, fedele alla tradizionale linea editoriale di Nigrizia, voce dei popoli dell’Africa e del Sud del mondo, intende pertanto essere megafono di chi crede in una società in cui vengano promossi valori umani ed evangelici quali la solidarietà, l’accoglienza, il dialogo interculturale, l’incontro interetnico e il rispetto per le diverse tradizioni e fedi religiose”.


Nigrizia Multimedia
Missionari Comboniani
Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona - Italia
Tel. 045 8092296
Fax 045 8092291

www.geekcorps.org

SOLIDARIETÀ A PORTATA DI MOUSE

Geek in gergo informatico indica quelle persone che vivono l’informatica e la tecnologia come vere e proprie passioni e che credono fermamente che siano degli strumenti per migliorare la vita sia dal punto di vista sociale che economico. A questo si aggiunge una forte volontà di diffonderle e renderle accessibili al maggior numero possibile di persone.



È questa la filosofia che sta alla base dei volontari che vengono reclutati dal Geekcorps, un’organizzazione no-profit, impegnata per abbattere le barriere digitali che, unite a ben altre difficoltà, ancora si frappongono alla crescita di molti paesi in via di sviluppo.



È già presente in Mongolia e in Armenia; in Africa per il momento sta portando avanti diversi progetti in Ghana e in Rwanda. È finanziata principalmente da donazioni, sia di privati che di fondazioni, senza le quali sarebbe impossibile continuare a lavorare. Molta parte dei fondi viene da persone che sono riuscite ad avere successo nella new economy e che pensano che questa possibilità debba essere fornita anche ad altri, soprattutto a chi vive in quei Paesi in cui il vuoto di tecnologie informatiche rischia di aumentare sempre più le distanze con il resto del mondo.



Per il momento, il gruppo è composto per lo più da giovani nordamericani, europei, canadesi, australiani e sudamericani uniti da questo comune interesse. Concretamente il loro lavoro consiste nell’affiancare una società del posto per un periodo variabile tra i due e i quattro mesi, nel tentativo di insegnare ai tecnici e ai manager un migliore utilizzo della tecnologia informatica e delle comunicazioni digitali, con l’obiettivo di rendere le aziende più moderne e competitive.



Non si tratta unicamente di trasmettere le conoscenze per un impiego immediato delle stesse, anzi, quello che si prefiggono di fare è lasciare quegli strumenti e quella mentalità che permettano ai loro “allievi” di cavarsela nelle situazioni più disparate anche quando tutti i volontari se ne saranno andati. Nel poco tempo a loro disposizione, i geeks tentano di colmare il più possibile il vuoto di conoscenze - in genere comunque già sopra il livello base - che riscontrano nelle persone con cui si trovano a lavorare, spesso dotate di competenze ristrette ad un determinato campo o troppo obsolete. I risultati ci sono e sono verificabili. Molte società che erano state affiancate stanno ora proseguendo autonomamente, tra gli alti e bassi in cui incorre qualsiasi impresa, ma almeno sdoganati a livello tecnologico.


Parlando con Olivia, una giovane newyorkese tornata da poco a casa dal Ghana, capisco che è soddisfatta di quello che è riuscita a fare in così poco tempo. In quattro mesi ha tentato di condensare e raccontare cosa è successo in campo tecnologico negli ultimi dieci anni e i suoi studenti si sono impegnati per assimilare il più possibile, dimostrandosi altamente motivati e ricettivi. Ora, anche se non autosufficienti al 100%, sono in grado di affrontare diversi problemi e, nel caso in cui le difficoltà fossero proprio insormontabili, hanno sempre la possibilità di contattarla via e-mail.



Nel tempo libero i volontari viaggiano per il paese accompagnati da gente del posto, provando ad immergersi il più possibile nella nuova realtà in cui si trovano. I quattro mesi che trascorrono lì diventano quindi anche l’occasione per un incontro tra due mondi per certi versi agli antipodi ed è proprio questo uno degli aspetti che ha più entusiasmato i giovani volontari che sono riuscita a contattare. Per loro avere l’opportunità di ritrovarsi in un ambiente così diverso da quello da cui provengono, ha rappresentato un momento di grande arricchimento. Lontani da ambasciate, da altre società e associazioni occidentali, hanno potuto farsi assorbire completamente da persone, suoni, colori, cibi assolutamente estranei fino ad allora. Inoltre, per insegnare e stimolare le persone a dare il meglio di sé, racconta Olivia, bisogna impegnarsi al massimo nel conoscerle, scoprire il loro carattere e le loro aspettative. Provare a capire le loro esigenze, capacità e potenzialità, permette di penetrare più a fondo nella loro vita e nella loro cultura. Nello stesso tempo significa farsi conoscere, offrendo un’immagine forse diversa da quella che sono abituati ad avere degli occidentali.



David, impegnato in Ruanda, dice che una delle cose che più ha colpito i ruandesi è stato vedere l’entusiasmo e la disponibilità di questi giovani volontari che per alcuni mesi lasciavano famiglia e comodità per andare ad aiutare persone che si trovano dall’altro capo del mondo senza alcun compenso e senza scopi secondari, di carriera o altro, che sono non di rado l’unico motivo che spinge molti stranieri a recarsi in Africa.



Certo, racconta Olivia, sopravvive lo stereotipo dell’occidentale preparato, con profonde conoscenze tecniche - tra le quali vengono incluse la velocità nel digitare sulla tastiera e l’ottima conoscenza dell’inglese! - e sempre di corsa in tutto quello che fa. Di contro lei conferma il luogo comune nei confronti degli africani sui tempi più rilassati e il diverso interesse per il computer, spesso visto ancora come inutile e stravagante. In generale, continua, i professionisti ganesi dell’Information Technology non spendono troppo tempo navigando in internet o speculando su pure applicazioni teoriche. Si dedicano all’informatica giusto quel tanto che basta per lavorare e ottenere risultati immediati, mentre per lei è normale passare ore e ore al computer, scovare le ultime novità, partecipare a forum, ecc. A tutte e due le parti è servito quindi del tempo per capire e provare ad adattarsi ai ritmi dell’altro, ma alla fine sono riuscite a raggiungere un compromesso accorciando così la distanza iniziale. Gli studenti hanno accelerato un po’ i ritmi e si sono abituati all’idea di trovarsi di fronte un’insegnante così puntuale ed esigente, mentre Olivia ammette di essere sicuramente diventata molto più paziente e, come si definisce lei, un po’ meno hyper-driven (un termine che indica chi è contagiato dalla nevrosi e dalla frenesia delle nostre metropoli). Per chi è interessato a saperne di più, segnaliamo l’indirizzo Internet www.geekcorps.org. (a cura di Flavia Spalletti ©) [Africa]

domenica 4 novembre 2007

Favole e leggende del sud: Scilla e Cariddi

SCILLA

Secondo la leggenda Scilla era una bellissima ninfa e di lei si era profondamente innamorato il dio marino Glauco che perciò respinse l'amore di Circe.

La maga, offesa e indispettita, decise di vendicarsi mediante le sue magie: preparò uno strano succo a base di erbe misteriose, si recò presso la sorgente dove Scilla era solita bagnarsi e vi versò la terribile pozione.

Non appena Scilla si bagnò, il suo corpo subì un'orrenda trasformazione: mentre la parte superiore rimase immutata, dalla parte inferiore comparvero sei feroci cani, ciascuno con una orrenda bocca fornita di tre file di denti appuntiti, che latravano in modo impressionante.

Essi erano dotati di lunghissimi colli a forma di serpenti i quali afferravano gli esseri viventi a cui potevano arrivare e li divorava . Diventata così mostruosa, Scilla andò a nascondersi presso lo stretto di Messina in un antro là dove la costa calabra si protende verso la Sicilia. Da lì seminava strage e terrore contro i naviganti che imprudentemente le passavano vicino.

La leggenda racconta che, quando Eracle attraversava l'Italia con il bestiame di Gerione, Scilla divorò alcuni buoi e perciò l'eroe la uccise. Ma il dio Forco che era il padre di Scilla, con l'aiuto di alcuni incantesimi richiamò in vita il mostro.

CARIDDI

Tra le leggende più belle appartenenti al patrimonio culturale dell'antica Messina, la più nota è, senza dubbio, la leggende che ricorda l'esistenza del mostro Cariddi, mitica personificazione di un vortice formato dalle acque dello stretto di Messina.

Cariddi, ninfa mitologica greca , figlia di Poseidone e di Gea (la terra) era tormentata da una grande voracità.

Quando Eracle passò dallo stretto di Messina col l'armento di Gerione (un mostro o gigante fornito di tre teste e tre corpi uniti all'altezza della cintola), essa gli rubò alcuni buoi e li divorò. Per questo fu colpita dal fulmine di Giove, precipitata in mare e trasformata in un mostro.

Il primo a raccontare questo mito fu Omero che lo descrisse in modo così perfetto da farlo sembrare credibile; spiegò anche che Cariddi si trova di fronte a Scilla. Omero racconta che il mostro ingoiava tre volte al giorno un 'enorme quantità d'acqua e poi vomitava trattenendo tutti gli esseri viventi che vi trovava.

Anche Virgilio parla di Cariddi nel suo poema intitolato Eneide.

Dal libro "Santi, Banditi, Re, Fate e ... Odori"

sabato 3 novembre 2007

Africa unite