lunedì 5 novembre 2007

www.geekcorps.org

SOLIDARIETÀ A PORTATA DI MOUSE

Geek in gergo informatico indica quelle persone che vivono l’informatica e la tecnologia come vere e proprie passioni e che credono fermamente che siano degli strumenti per migliorare la vita sia dal punto di vista sociale che economico. A questo si aggiunge una forte volontà di diffonderle e renderle accessibili al maggior numero possibile di persone.



È questa la filosofia che sta alla base dei volontari che vengono reclutati dal Geekcorps, un’organizzazione no-profit, impegnata per abbattere le barriere digitali che, unite a ben altre difficoltà, ancora si frappongono alla crescita di molti paesi in via di sviluppo.



È già presente in Mongolia e in Armenia; in Africa per il momento sta portando avanti diversi progetti in Ghana e in Rwanda. È finanziata principalmente da donazioni, sia di privati che di fondazioni, senza le quali sarebbe impossibile continuare a lavorare. Molta parte dei fondi viene da persone che sono riuscite ad avere successo nella new economy e che pensano che questa possibilità debba essere fornita anche ad altri, soprattutto a chi vive in quei Paesi in cui il vuoto di tecnologie informatiche rischia di aumentare sempre più le distanze con il resto del mondo.



Per il momento, il gruppo è composto per lo più da giovani nordamericani, europei, canadesi, australiani e sudamericani uniti da questo comune interesse. Concretamente il loro lavoro consiste nell’affiancare una società del posto per un periodo variabile tra i due e i quattro mesi, nel tentativo di insegnare ai tecnici e ai manager un migliore utilizzo della tecnologia informatica e delle comunicazioni digitali, con l’obiettivo di rendere le aziende più moderne e competitive.



Non si tratta unicamente di trasmettere le conoscenze per un impiego immediato delle stesse, anzi, quello che si prefiggono di fare è lasciare quegli strumenti e quella mentalità che permettano ai loro “allievi” di cavarsela nelle situazioni più disparate anche quando tutti i volontari se ne saranno andati. Nel poco tempo a loro disposizione, i geeks tentano di colmare il più possibile il vuoto di conoscenze - in genere comunque già sopra il livello base - che riscontrano nelle persone con cui si trovano a lavorare, spesso dotate di competenze ristrette ad un determinato campo o troppo obsolete. I risultati ci sono e sono verificabili. Molte società che erano state affiancate stanno ora proseguendo autonomamente, tra gli alti e bassi in cui incorre qualsiasi impresa, ma almeno sdoganati a livello tecnologico.


Parlando con Olivia, una giovane newyorkese tornata da poco a casa dal Ghana, capisco che è soddisfatta di quello che è riuscita a fare in così poco tempo. In quattro mesi ha tentato di condensare e raccontare cosa è successo in campo tecnologico negli ultimi dieci anni e i suoi studenti si sono impegnati per assimilare il più possibile, dimostrandosi altamente motivati e ricettivi. Ora, anche se non autosufficienti al 100%, sono in grado di affrontare diversi problemi e, nel caso in cui le difficoltà fossero proprio insormontabili, hanno sempre la possibilità di contattarla via e-mail.



Nel tempo libero i volontari viaggiano per il paese accompagnati da gente del posto, provando ad immergersi il più possibile nella nuova realtà in cui si trovano. I quattro mesi che trascorrono lì diventano quindi anche l’occasione per un incontro tra due mondi per certi versi agli antipodi ed è proprio questo uno degli aspetti che ha più entusiasmato i giovani volontari che sono riuscita a contattare. Per loro avere l’opportunità di ritrovarsi in un ambiente così diverso da quello da cui provengono, ha rappresentato un momento di grande arricchimento. Lontani da ambasciate, da altre società e associazioni occidentali, hanno potuto farsi assorbire completamente da persone, suoni, colori, cibi assolutamente estranei fino ad allora. Inoltre, per insegnare e stimolare le persone a dare il meglio di sé, racconta Olivia, bisogna impegnarsi al massimo nel conoscerle, scoprire il loro carattere e le loro aspettative. Provare a capire le loro esigenze, capacità e potenzialità, permette di penetrare più a fondo nella loro vita e nella loro cultura. Nello stesso tempo significa farsi conoscere, offrendo un’immagine forse diversa da quella che sono abituati ad avere degli occidentali.



David, impegnato in Ruanda, dice che una delle cose che più ha colpito i ruandesi è stato vedere l’entusiasmo e la disponibilità di questi giovani volontari che per alcuni mesi lasciavano famiglia e comodità per andare ad aiutare persone che si trovano dall’altro capo del mondo senza alcun compenso e senza scopi secondari, di carriera o altro, che sono non di rado l’unico motivo che spinge molti stranieri a recarsi in Africa.



Certo, racconta Olivia, sopravvive lo stereotipo dell’occidentale preparato, con profonde conoscenze tecniche - tra le quali vengono incluse la velocità nel digitare sulla tastiera e l’ottima conoscenza dell’inglese! - e sempre di corsa in tutto quello che fa. Di contro lei conferma il luogo comune nei confronti degli africani sui tempi più rilassati e il diverso interesse per il computer, spesso visto ancora come inutile e stravagante. In generale, continua, i professionisti ganesi dell’Information Technology non spendono troppo tempo navigando in internet o speculando su pure applicazioni teoriche. Si dedicano all’informatica giusto quel tanto che basta per lavorare e ottenere risultati immediati, mentre per lei è normale passare ore e ore al computer, scovare le ultime novità, partecipare a forum, ecc. A tutte e due le parti è servito quindi del tempo per capire e provare ad adattarsi ai ritmi dell’altro, ma alla fine sono riuscite a raggiungere un compromesso accorciando così la distanza iniziale. Gli studenti hanno accelerato un po’ i ritmi e si sono abituati all’idea di trovarsi di fronte un’insegnante così puntuale ed esigente, mentre Olivia ammette di essere sicuramente diventata molto più paziente e, come si definisce lei, un po’ meno hyper-driven (un termine che indica chi è contagiato dalla nevrosi e dalla frenesia delle nostre metropoli). Per chi è interessato a saperne di più, segnaliamo l’indirizzo Internet www.geekcorps.org. (a cura di Flavia Spalletti ©) [Africa]

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